23 Marzo 1944 – Attentato di Via Rasella

Rom, Festnahme von Zivilisten

Dopo l’armistizio dell’8 Settembre 1943 e la conseguente fuga del re e del governo, Roma divenne il teatro di una lotta senza quartiere contro i tedeschi che però, ben presto, riuscirono ad occupare tutta la città. Da quel momento Roma fu schiacciata dall’oppressione dell’occupante tedesco e dai possibili attacchi da cielo compiuti dagli Alleati. Le formazioni partigiane antifasciste subirono dei duri attacchi e solo i Gruppi di Azione Patriottica (GAP) mantennero delle capacità operative rilevanti.

Il 23 Marzo 1944 (XXV anniversario della fondazione dei fasci di combattimento) i GAP centrali al comando di Carlo Salinari (Spartaco) e Franco Calamandrei (Cola) fecero esplodere un  ordigno in Via Rasella mentre transitava un convoglio delle SS composto da 156 uomini. L’attacco uccise 32 SS ferendone altre 110. Tra le vittime vi furono anche due civili.

Le conseguenze dell’attentato di Via Rasella furono gravissime. I tedeschi, infatti, diedero via ad un’azione di rastrellamento senza precedenti arrestando centinaia di civili che si trovavano nelle vicinanze del luogo dell’attentato.

Il giorno successivo, i tedeschi uccisero 335 italiani alle Fosse Ardeatine.

15 Febbraio 1944 – Distruzione dell’Abbazia di Montecassino

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L‘Abbazia di Montecassino è un famoso monastero laziale situato a Cassino in provincia di Frosinone. Nell’errata convinzione che all’interno vi trovassero rifugio dei militari nazisti, la mattina del 15 Febbraio 1944 l’Abbazia venne completamente distrutta dai bombardieri alleati. Si trattò del più violento bombardamento operato nel corso del conflitto contro un singolo edificio.

La distruzione dell’Abbazia si rilevò peraltro inutile in quanto il giorno seguente le forze tedesche riuscirono ad occupare le rovine trovandone ampio rifugio

La distruzione dell’Abbazia era stato preceduta, fin dal Gennaio, da altri intensi bombardamenti delle forze alleate nella zona, miranti a sfondare la linea difensiva tedesca (la Linea Gustav), portare l’assedio a Roma e ricongiungersi con le altre forze alleate bloccate ad Anzio.

I bombardamenti continuarono fino al 18 Maggio seguente quando una pattuaglia del 12º reggimento dei lancieri polacchi poté, finalmente, issare la propria bandiera sulle rovine di Cassino.

13 Febbraio 1945 – Bombardamento di Dresda

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La sera del 13 Febbraio del 1945 ebbe inizio un violento bombardamento da parte delle forze alleate nella città di Dresda, capoluogo della Sassonia. I bombardamenti durarono tre giorni e rasero al suolo la città. I danni furono incalcolabili ed il numero delle vittime impressionante. Secondo alcune stime, infatti, nel corso dei bombardamenti persero la vita oltre 20.000 persone, mentre secondo altre il numero delle vittime era decisamente superiore. Una recente inchiesta portata avanti dalle autorità di Dresda nel 2010 ha stabilito che il numero dei morti nel corso dei bombardamenti si aggira tra le le 22.700 e le 25.000 unità

Il bombardamento di Dresda rappresentò uno degli eventi più sanguinosi e tragici del secondo conflitto mondiale. L’obiettivo primario delle forze alleate era quello di distruggere le vie di comunicazione e di rifornimento delle forze naziste ma il risultato di tale operazione, per distruzioni ed uccisioni, fu incredibilmente tragico.

Il bombardamento di Dresda costituisce il tema centrale del romanzo Mattatoio n.5 dello scrittore statunitense Kurt Vonnegut che, fatto prigioniero dai tedeschi, si trovava proprio nella città durante il bombardamento.

9 febbraio 1943 – Svolta bellica nel Pacifico: gli Usa sconfiggono il Giappone a Guadalcanal

Battaglia di Guadalcanal
Battaglia di Guadalcanal

La battaglia nell’isola di Guadalcanal, nelle isole Salomone, fu fondamentale per la successiva vittoria degli Usa contro il Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale. Infatti, l’isola rappresentava un punto strategico che, se ben impiegato dai Giapponesi, avrebbe potuto impedire l’approvvigionamento di rifornimenti per gli Stati Uniti dall’Australia e la Nuova Zelanda. Al contrario, in mano agli americani l’isola avrebbe potuto essere un avamposto altamente strategico per l’avanzata verso l’Impero giapponese.

La battaglia di Gudalcanal iniziò il 7 agosto 1942, con lo sbarco massiccio di truppe statunitensi che sorpresero le difese giapponesi. Dopo il coraggioso tentativo di difesa, il 9 febbraio 1943 i giapponesi lasciarono definitivamente l’isola.

Questa battaglia viene storicamente ricordata come la svolta nella guerra del Pacifico perché per la prima volta l’Impero giapponese cominciò a organizzarsi in termini di difesa e non più di attacco, mentre gli americani iniziarono la difficile impresa della conquista di un avversario militarmente molto valido.

Mappa dello scenario di guerra nel Pacifico
Mappa dello scenario di guerra nel Pacifico

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27 Gennaio 1945 – I russi entrano ad Auschwitz

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Dalla fine del 1944 era chiaro che la Germani nazista era destinata alla sconfitta. L’avanza sovietica da oriente risultava inarrestabile. Il 12 Gennaio 1945 l’armata rossa sferrò l’offensiva finale, approfittando anche del fatto che i tedeschi in quel momento fossero impegnati nella controffensiva delle Ardenne.

Nel corso di quel Gennaio la Polonia fu completamente liberata. Il 27 Gennaio 1945 i sovietici entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz liberando i prigionieri che vi erano ancora presenti. Ben presto le atrocità e gli orrori dei campi di sterminio nazisti vennero mostrati al mondo intero. Campi come quelli di Auschwitz erano stati il teatro di una vera e propria organizzazione scientifica dello sterminio di massa.

Ecco come lo storico delle relazioni internazionali Jean Baptiste Duroselle descrisse la realtà dei campi di concentramento: ” …camere a gas che all’apparenza sembravano docce, forni crematori dove, senza interruzione, bruciavano le migliaia di cadaveri quotidiani. Quando si pensa che sei milioni di ebrei furono sterminati dai nazisti ci si rende conto che l’ <Europa Nuova> di Hitler poggiava sulla negazione di ogni umanità, in modo fino allora sconosciuto nella storia del mondo. Le circostanze accessorie accrescono questa impressione di orrore: esperimenti biologici su esseri umani, recupero di abiti che venivano rivenduti nelle cooperative tedesche, nonché dei denti d’oro e delle fedi matrimoniali, concimazione delle terre con le ceneri delle vittime..”

Il 27 Gennaio ricorre la Giornata Mondiale della Memoria, per ricordare le vittime dell’olocausto nel giorno della liberazione di Auschwitz.

24 Gennaio 1965 – Muore Winston Churchill

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Winston Churchill è, indubbiamente, l’uomo che più ha incarnato la lotta contro le forze dell’asse nel corso della seconda guerra mondiale.  Al centro della scena politica inglese per circa sessant’anni, dal 1940 al 1945 come Primo Ministro del Regno Unito Churchill condusse il suo paese attraverso i difficili anni di guerra.

Fautore della resistenza ad oltranza, Churchill si distinse già prima dello scoppio del conflitto per la sua assoluta avversione alla politica di “appeasement” nei confronti delle rivendicazioni hitleriane attuate in quegli anni dai governi di Stanley Baldwin ad Arthur Neville Chamberlain. Dopo la sconfitta elettorale del 1945, Churchill guidò il governo inglese nuovamente dal 1951 al 1955.

Prolifico scrittore, Churchill vinse nel 1953 il Premio Nober per la letteratura con i suoi scritti narranti la storia della seconda guerra mondiale.

Ritiratosi a vita privata nel 1955 morì a Londra il 24 Gennaio 1965. Ai funerali di Stato parteciparono innumerevoli statisti da ogni parte del mondo.

17 Gennaio 1945 – L’Armata Rossa libera Varsavia

1939-Varsavia-bombardataDopo la battaglia campale di Stalingrado, l’avanzata sovietica nei territori occupati dalle forze naziste fu inarrestabile. Il 17 Gennaio 1945 l’Armata Rossa liberò Varsavia.

Quando i sovietici entrano nella città, occupandola, la capitale polacca era ridotta ad un cumulo di rovine con circa l’85% degli edifici storici andati distrutti durante l’occupazione nazista.

La ricostruzione venne effettuata seguendo una doppia pista che corrispondeva ad una duplice necessità: da una parte si tentò di ripristinare gli edifici del centro storico esattamente com’erano prima del periodo pre-bellico, dall’altra si inserì nell’ambito della ricostruzione il grande progetto di rinnovo urbano dettato dalle necessità del sistema economico socialista  e dell’ economia pianificata e centralizzata.

L’inserimento di Varsavia nel sistema economico, politico e sociale dell’Unione Sovietica, tuttavia,  fu, in realtà, molto sofferto soprattutto perché la città aveva, nel corso della sua esistenza, subito in maniera sempre più forte e crescente, rispetto ad altre città socialiste, gli influssi delle rivoluzioni industriali e politiche succedutesi nelle città occidentali europee e, per tal motivo, costituiva, senza dubbio, una dei centri urbani dell’Europa orientale più occidentalizzata e difficilmente asservibile al sistema di relazioni politiche ed economiche tipiche dell’ordine socialista.

Varsavia possedeva all’interno del proprio tessuto urbano, infatti, un sistema di relazioni ed una società civile ampia e vivace dove resistettero, nei quarant’anni di regime socialista, un nocciolo duro della precedente piccola e media borghesia, un fervore intellettuale ed un acceso pluralismo politico che idealmente la rese compartecipe ai grandi mutamenti civili e sociali avvenuti negli anni ’60 nelle più grandi città occidentali e che,  insieme a Praga, la rese una delle città più difficili da controllare ed inserire nel sistema di potere sovietico.

 

13 gennaio 1928 – Inizia la costruzione della Linea Maginot

Linea MaginotIl 13 gennaio 1928 iniziava la costruzione della Linea Maginot, un progetto di fortificazione militare a scopo difensivo che si estendeva lungo il confine francese con il Belgio, il Lussemburgo, la Germania, la Svizzera e l’Italia. Fu una delle opere militari tra le più costose ed inutili della storia.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, si sentì forte la necessità di proteggersi da un attacco futuro tedesco. Il ricordo della Grande Guerra era ancora forte e la Germania, pur sanzionata economicamente, rimaneva aldilà del confine.

Si era pensato di costruire una fortificazione permanente lungo tutta la linea, dall’Italia al Belgio. Tuttavia, si decise per la protezione del fronte nord, al confine con il Belgio, con truppe mobili, mentre il confine nordest con Lussemburgo, Germania e il confine alpino con l’Italia, fu affidato in gran parte ad opere permanenti. Finiti i lavori ed iniziata la Seconda Guerra Mondiale, nel 1940 la Germania collocò una forza civetta davanti alla linea, mentre il grosso dell’armata invase il Belgio, aggirando la linea Maginot e raggiungendo in soli cinque giorni la Francia. La linea venne aggirata anche dalle forze Alleate, nel 1944, dimostrando ancora una volta l’inutilità di una così complessa e costosa difesa militare.

Mappa della Linea Maginot
Mappa della Linea Maginot

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24 dicembre 1980 – Muore Karl Doenitz, ultimo Fuhrer del Reich

Karl-Doenitz-21Karl Doenitz è stato un ammiraglio tedesco e uomo di fiducia di Adolf Hitler, tanto da essere designato come suo successore. Infatti fu proprio lui l’ultimo Fuhrer del Reich governando negli ultimi mesi di guerra.

Doenitz nacque il 16 Settembre 1891 nei pressi di Berlino e morì il 24 dicembre 1980. Dopo aver servito la Germania come ufficiale nella Prima Guerra mondiale, quando Adolf Hitler salì al potere fu scelto per creare una nuova flotta U-boat (i sommergibili tedeschi). Fu dunque  nominato comandante della flotta e durante i primi anni della Seconda Guerra mondiale trasformò le U-Boot in una seria minaccia per la Gran Bretagna.

Nel gennaio del 1943, Doenitz sostituì l’ammiraglio Erich Raeder come comandante a capo della marina tedesca. La sua lealtà e capacità conquistarono immediatamente la fiducia di Hitler. Divenuto presidente del Reich dopo il suicidio di Hitler, il 30 aprile avviò i negoziati per la resa. La mattina del 7 maggio 1945 una delegazione tedesca, per ordine di Doenitz, si recò nel quartier generale di Eisenhower a Reims per firmare la resa.

Nel 1946 Doenitz è stato condannato a dieci anni di reclusione dal Tribunale Militare Internazionale di Norimberga per “crimini contro la pace”.

9 Dicembre 1961 – Adolf Eichmann viene condannato a morte

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Adolf Eichmann fu un ufficiale delle SS che ebbe un ruolo rilevante  nello sterminio della popolazione ebraica compiuto dal regime nazista nel corso della seconda guerra mondiale. Alla fine del conflitto, Eichmann grazie ad un passaporto falso della Croce Rossa riuscì a sfuggire al processo che gli alleati stavano organizzando contro i criminali nazisti a Norimberga e, nel 1950, espatriò in Argentina.

Dopo un decennio di latitanza in Argentina, tuttavia, il Servizio segreto israeliano (Mossad) riuscì a risalire alla vera identità di questo oscuro signore dall’accento tedesco e, nel 1961, con un operazione ardita e spettacolare riuscì ad arrestare Eichmann per portarlo a Gerusalemme e processarlo.

Il processo Eichmann fu un momento intenso per la società civile israeliana.

Eichmann rappresentava agli occhi ebraici come uno dei maggiori responsabili dell’Olocausto ed il suo processo era visto come un necessario momento di giustizia.  Ma l’ufficiale delle SS si presentò in Israele come un funzionario qualunque, un mediocre dipendente dello stato cui difficilmente corrispondeva l’immagine dell’incarnazione del male. Cosa aveva spinto questo “uomo della strada”, che rivendicava solamente di aver rispettato gli ordini dei suoi superiori, a pianificare con metodo e cura lo sterminio di centinaia di miglia di esseri umani? Era questo il quesito cui molti non riuscirono, nel corso del processo, a dare risposta.

Il 9 Dicembre 1961 Eichmann fu condannato a morte. La sentenza fu eseguita per impiccagione il 31 Maggio 1962.

Il Processo Eichmann fu raccontato da Annah Arendt in uno dei suoi scritti più belli ed intensi “La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme”.

 

7 Dicembre 1941- Pearl Harbor

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Nel corso del 1941, mentre in Europa Hitler raccoglieva un successo dopo l’altro, il Giappone si avviava al pieno compimento dei suoi progetti egemonici nel Pacifico. Era chiaro a tutti, in Giappone e fuori, che tale processo avrebbe causato uno scontro con gli Stati Uniti.

Quando il Generale Tojo divenne primo ministro nell’Ottobre 1941, quest’ultimo si fece portatore della concezione più intransigente dell’espansionismo giapponese, quella che vedeva in una guerra con gli Stati Uniti un passaggio necessario.

Ben presto, tuttavia, Tojo elaborò un’idea molto più audace che data l’inevitabilità del conflitto con gli USA, prevedeva un attacco di sorpresa che avrebbe distrutto in un solo colpo la flotta statunitense nel pacifico.

L’idea dell’élite al potere in Giappone era che, una volta distrutta la loro flotta, agli americani sarebbero occorsi diversi anni per ricostruirla. Nel frattempo il Giappone si sarebbe solidamente insediato nelle isole del sud- asiatico preparandosi a negoziare da una posizione di forza  il ritorno statunitense.

Agli inizi di Dicembre, quando il conflitto sembrava imminente, i giapponesi decisero di mettere in pratica il loro piano. All’alba del 7 Dicembre 1941 un attacco a sorpresa presso la base militare  di Pearl Harbor nelle Hawaii inflisse una batosta terribile agli americani: 4500 uomini uccisi o feriti, 7 corazzate affondate, 86 navi danneggiate, 247 aerei distrutti.

Per il Presidente statunitense Frank Delano Roosvelt, la guerra scatenata dal Giappone era una guerra globale, nel senso che bisognava combatterla anche in Europa contro gli alleati del Giappone. Restava il problema di come collegare i due scenari. Hitler facilitò il compito ad Hitler dichiarando (11 Dicembre) guerra agli Stati Uniti.

La guerra, in tal maniera, diventava davvero mondiale.

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28 Novembre 1943 – La Conferenza di Teheran

La conferenza di Teheran, 28 Novembre 1943, è passata alla storia per essere stata il primo incontro dei cosiddetti “tre Grandi” della Seconda Guerra mondiale ovvero Stalin, Roosevelt e Churchill. I tre capi di stato si riunirono per pianificare la fase finale della guerra. Prese così forma l’operazione “Overland” nota come sbarco in Normandia, che fu fissata per Maggio dell’anno successivo.

Venne, inoltre, decisa la “sorte” della Germania una volta conclusa la guerra (la divisione territoriale) e si raggiunse un accordo sulla questione della Polonia: a Stalin, infatti, fu permesso di occupare i territori polacchi. Sul fronte Jugoslavo si decise di dare pieno appoggio alla lotta dei partigiani di Tito, accordandosi sulla difesa dell’indipendenza dell’Iran e infine sulla creazione dell’ ONU.

La conferenza oltre a essere stata il primo incontro dei tre Grandi, assunse una particolare valenza psicologica poiché emerse un’enorme volontà di vincere la guerra. Come ebbero ad affermare al termine della conferenza i tre protagonisti, “Siamo venuti qui con speranza e determinazione, ce ne andiamo amici, nei fatti, nello spirito e nei propositi”.

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